venerdì 29 aprile 2011

Un omaggio alla sposa

Oggi voglio fare un omaggio a Kate, che acidamente è stata ritratta in passato come triste donna in attesa del suo uomo che nel frattempo se la spassa e non pensa a lei (ops, stanno forse parlando di me?). Oggi Kate è la più bella e sorridente delle giovani quasi spose. È una cenerentola che si avvia a diventare una principessa.

Con il mio retaggio di sofferenze d’amore nel vederla così sorridente ad un passo dall’altare mi viene come primo pensiero la domanda su quanto ci metterà Will a tradirla e lei a spegnere il suo bel sorriso e a diventare un’altra delle tante mogli tristi che riempiono il mondo. Ma a questo mio primo triste pensiero dettato forse dalle mie cattive esperienze, segue un secondo più coraggioso pensiero. Certamente la ragazza dovrà fronteggiare tante difficoltà, ma lei è una donna moderna, ha studiato, è colta, intelligente, ha lavorato, ha dimostrato di sapersela cavare piuttosto bene in questi anni con Will, quindi non credo che la sua storia matrimoniale sarà caratterizzata da ingenuità, sarà invece capace di prendere la situazione in mano e di volgerla a suo vantaggio (ops, sto forse sperando qualcosa del genere per me?). Sembrerebbe poi che il suo uomo sia davvero innamorato di lei, anche se un uomo innamorato oggi certo non garantisce anni di matrimonio felice.

Dunque oggi voglio sognare come una ragazza diventa una principessa.

giovedì 28 aprile 2011

La Pavlova, quella di Csaba, non quella di Nigella

Le festività pasquali hanno suscitato in me due riflessioni purtroppo dolorose a proposito di Lui. La prima riguarda la relazione che Lui ha con la sorella e la seconda riguarda l’analogia tra un certo atteggiamento mentale di Lui e di mio padre.

Sul primo punto ho avuto modo già tante volte di riflettere, il secondo è invece stata per me, incredibilmente, una scoperta di questi giorni.

Rispetto alla sorella di Lui il fatto è che tra di loro c’è un’incredibile complicità e con lei Lui è completamente docile. Complicità e docilità sono parole che dentro la nostra relazione non ho mai potuto associare a Lui, semmai il contrario. Il punto è che per tanti anni ho lasciato spazio alla sua aggressività nei miei confronti e alla sua tendenza di escludermi, di non consentirmi di avvicinarmi davvero a Lui. Pensavo che Lui fosse fatto così, che non lo facesse per cattiveria, che non fosse capace di fare diversamente, una sorta di pensiero magico, come se ci fosse qualcosa di estraneo a Lui che determinava i suoi comportamenti, come se non Lui non fosse davvero responsabile fino in fondo dei suoi comportamenti. In questi giorni invece vederlo complice e tranquillo mentre conversava con la sorella ho pensato che allora Lui è capace di interagire in modo tranquillo aperto, è solo che con me non vuole farlo, penso che Lui non mi tratti bene per punirmi di qualche mio comportamento che Lui disapprova. È questo che mi addolorava guardandolo parlare con la sorella, che è in grado di interagire ma che a me non ha mai consentito di farlo.

Il secondo punto di riflessione riguarda mio padre e mio marito che hanno usato entrambi in questi giorni, come d'altronde sono soliti fare, l’atteggiamento “sto facendo questa cosa perché è quello che voglio fare, non importa cosa costi questo per te, e non ho intenzione di modificare minimamente il mio comportamento per venirti incontro”. La conseguenza di questo tipo di ragionamento è che siamo noi (io, mia madre, gli altri in generale) ad essere i cattivi perché non consentiamo loro di fare quello che vogliono fare, a prescindere dal prezzo che dobbiamo pagare noi per lasciarli liberi di fare quel che vogliono. Come se Lui non dovesse tener conto di me e dei figli (delle nostre esigenze, dei nostri sentimenti, della nostra presenza) per poter decidere se quello che vuole fare ha la possibilità di farlo. Non so perché non mi sono mai accorta che sia mio padre che Lui hanno questo modo di affermare la loro volontà forte autonoma e indifferente agli altri.


Personaggio del giorno Csaba della Zorza, è una food writer, ha una trasmissione televisiva che si chiama "Il mondo di Csaba" con un blog dedicato e una casa editrice la Luxury Books e mi piace segnalare anche il simpatico sbeffeggiamento che ne fa questo blog. A me Csaba piace perché mi fa sognare anche se io non ho la capacità i soldi e la voglia di spendere le mie giornate a disposizione del cibo e della tavola. Ma non c'è che dire, la bellezza è bellezza, anche quando si parla di tavola e Csaba porta in tavola fascino e charme, che non farebbe male a nessuna donna. Il video che ho pubblicato mi sembra così bello per celebrare la pasqua trascorsa e poi mi ricorda un po' la divina Nigella.

Spero di non essermi dilungata troppo quest’oggi.

venerdì 22 aprile 2011

Per ridere per piangere

Oggi voglio segnalare due film, uno per ridere e uno per piangere, dipende da che cosa abbiamo voglia o bisogno di fare.

Per chi vuole ridere c'è "Benvenuti al Sud", ci riconcilia con la vita in una giornata no.


Per chi vuol piangere, o meglio per chi ha volgia di sentimento e di un antico sano femminismo c'è "Il club di Jane Austin". La mia relazione con Lui è simle a quella che c'è tra l'insegnante di Francese e il marito che la ignora, la trascura, non la vede e non la sente. Con la differenza che, grazie a Jane Austin, il marito riesce a vedere la meravigliosa moglie. Lui invece continua imperterrito a non vedermi, forse è impegnato a guardare da un'altra parte, un'altra o altre donne.


Lui questa mattina mi ha massacrato, quel che dopo che era andato via mi faceva piangere è che per non dover dialogare con me alla pari mette tutto sullo scontro in modo da controllarmi e per tenermi davvero in pugno manipola tutte le mie debolezze che confesso o che lui riesce a scorgere e me le sbatte in faccia superamplificate e con crudeltà. Dopo che accende la discussione, mi fa sentire che sono stata io a causare la lite per motivi futili, mi fa sentire colpevole per ogni problema piccolo o grande che esiste e infine mi dice che a me piace vivere così e che invece lui è diverso da me, non è come me che provo gusto a stare male, Lui invece è stufo di vivere così (poi per "così" non so e non ha detto che cosa intende). Dirmi che mi piace soffrire è una cosa che mi ha fatto molto molto molto male, lo trovo da parte sua un trattamento crudele nei miei confronti. Poi quando mi ha piegato con i suoi maltrattamenti, con la paura che mi incute quando mi parla, mi fa sentire che l'unico modo per far andar bene le cose è fare quello che dice Lui come dice Lui. E' Lui che stabilisce che mi dovrebbe fare piacere uscire con i figli, io non posso dire che a me uscire fa schifo e ancor di più con i figli, perché Lui userebbe questa informazione contro di me e mi distruggerebbe, mi fa passare come un'isterica emotivamente instabile. Quindi come mi sento non conta, Lui dice che uscire con i figli è bello e divertente, allora io devo far morire quello che sento dentro e fingere di essere felice come Lui vuole e fare quello che Lui vuole. Se non lo faccio sono una a cui piace stare male e litigare. E poi di quello che penso e sento dentro di me non importa assolutamente meno di niente, l'importante è agire, fare cose, quello che dice Lui e come dice Lui.
Tanto poi mi ricorda sempre che è stufo, quindi è sempre dietro l'angolo che mi metta di nuovo le corna o che mi lasci di nuovo. Prospettando queste possibilità mi fa vivere nel terrore e allora davvero non conta niente quello che sento, conta solo obbedire agli ordini e accontentarlo perché non mi lasci o non mi tradisca. Tanto accontentare un aguzzino è solo un'illusione.

giovedì 21 aprile 2011

Guardar vivere i nostri figli

E' da diversi giorni che desidero segnalare il libro "Sophie Crumb: Evolution of a Crazy Artist" di Sophie Crumb edizioni W.W. Northon & Company. La ragazza tiene anche un blog molto bello.
Si tratta di un libro che racconta la vita di Sophie Crumb attraverso i disegni da lei realizzati dai 26 mesi ai 28 anni di vita e meticolosamente raccolti dai suoi genitori. Ma questo papà che così amorevolmente raccoglie i disegni è a quanto pare il più grande fumettista vivente Robert Crumb.

Trovo meravigliosa e stupefacente la capacità di raccontare la nostra vita e quello che vedono i nostri occhi con i disegni.

Trovo anche pieno d'amore il gesto di un artista talentuoso e affermato che mostra tanto interesse e attenzione verso a figlia che percorre la sua stessa strada artistica con il rischio anche di superarlo.
 La cosa mi colpisce perché Lui è abituato a giocare con i figli sempre sul terreno del "io alla tua età ero molto meglio di te", "quel che fai tu non ci vuole niente a farlo". Oppure anche il solito atteggiamento di indifferenza, quando i figli fanno delle cose Lui non c'è, o ha lo sguardo rivolto dall'altra parte, o è impegnato in altro.

lunedì 18 aprile 2011

Femminilità, maternità e seduzione

Alcuni giorni fa ho avuto un colloquio con una signora che mi parlava di come per lei la sua femminilità fosse determinata dalla capacità di generare figli. Il suo punto di vista mi ha molto colpito perché io non l'ho mai pensata così, per me femminilità ha sempre e solo significato seduzione. Diventare madre per me ha al contrario significato sentirmi annullata come donna femmina.

lunedì 11 aprile 2011

Il peso di vivere

Per la maggior parte del tempo della mia vita, delle mie giornate, la vita mi appare pesante, faticosa.
Tutto e ogni cosa mi pare sia più difficile di quello che è necessario che sia.
Non mi sto lamentando che la vita non sia una passeggiata, perché lo so che per ciascuno di noi la vita richiede tutto da noi.
Sto invece dicendo che mi pare che ogni cosa della mia vita richieda troppo, più di quello che è dato che sia. Ho la sensazione di avere meno forze (fisiche, emotive, psicologiche, spirituali) di quelle che occorrono per arrivare almeno al minimo sindacale.
Ultimamente mi trovo a pensare che le cose che leggo, che vedo, che ascolto, le uniche cose che mi facciano sentire autenticamente me stessa, siano in realtà un inganno che pongo a me stessa, perché non c'è vita reale nell'evasione e se l'evasione non ci è utile a stare a terra in modo migliore allora ci incanta e ci porta via per non posare mai davvero i piedi per terra. Perché per me è troppo doloroso camminare nei sentieri della mia vita.

Questo mio piccolo spazio è uno sfogo discreto e silenzioso, confortante, per i momenti come questi, la possibilità di parlare fuori da una vita in cui mi si chiede in continuazione di tacere. E' uno spazio che mi restituisce la soddisfazione di dire la mia quando Lui continua a far gocciolare sangue dalla ferita che mi ha impresso tanti anni fa quando ha deciso di entrare nella mia vita. E' un piccolo spazio nel quale riesco a dire delle cose che era difficile dire.Un delicato rifugio per il mio piccolo cuore.

Mi piace associare alle mie parole di oggi il libro "Silenzi" di Emily Dickinson.

venerdì 8 aprile 2011

Soldi e potere

Ieri ancora una volta sono riuscita per la prima volta dopo tanti anni a dirgli una cosa di grande importanza e determinante per me e per la nostra relazione.
Gli ho parlato dell'uso che Lui fa dei soldi del nostro nucleo familiare e del potere che esercita su di me attraverso i soldi.

Nei lunghi anni della nostra convivenza io ho sempre lavorato per Lui, il mio stipendio è sempre stato gestito da Lui, come anche il suo. Gestito da Lui significa che io non ho mai avuto soldi miei da poter gestire secondo il mio criterio. I soldi li ha sempre tenuti Lui con le seguenti conseguenze: io non ho mai saputo quanti soldi abbiamo realmente; io non ho mai potuto fare progetti o pianificare attività che richiedessero l'uso di soldi; io non ho mai avuto diritto di veto sulle sue scelte di spesa comprese scelte sostanziose, vengo solo informata (non in tutti i casi) di quello che Lui ha già fatto o che intende fare ma se io non sono d'accordo non importa perché Lui lo fa ugualmente.

Gli ho detto chiaramente queste cose come non avevo mai fatto e ho aggiunto che questo è un modo di non rispettarmi e di non considerarmi, non mi tratta come una compagna ma come una sottomessa. Inoltre il mio potere di contrattazione è nullo considerato che se a me qualcosa non va bene io non posso neanche dirlo perché Lui mi punisce in modi che mi fanno soffrire: mi dice che non ho capito, mi schernisce, banalizza quel che dico, mi fa passare per una emotivamente instabile, si arrabbia spaventandomi, mi accusa di essere polemica o di cercare la lite o di creare dissidio in fmaiglia, non mi parla, si isola, mi ignora e così via.

Ho voluto anche sottolineare come questo sia un modo maschilista di esercitare il suo potere economico. Lo trovo anche vile perché quando si tratta di lavorare gratis per lui, di rimanere a casa per occuparsi dei figli, allora siamo una famiglia, ma quando Lui ha i soldi in mano i soldi sono suoi e ci fa quel che vuole quando e come vuole, io posso solo dire di sì e stare zitta, perché se non mi sta bene Lui me la fa pagare amaramente. Se sono arrabbiata o triste non devo dimostrarlo perché disturbo la quiete familiare e se Lui poi mi viene vicino perché gli serve di "scaricarsi" io sono quella fredda e distaccata.
Scusate se mi sono dilungata.

Libro del giorno "Diario di un dolore" di C.S.Lewis. Mi ha colpito che il noto romanziere per parlare del dolore per la perdita della moglie abbia usato uno pseudonimo. Leggete la bella recensione che vi dà sicuramente meglio di me il sapore di questo libro.

martedì 5 aprile 2011

Serviti pure di me

Anche se non mi parla da giorni, più o meno da sabato, questa mattina aveva bisogno che facessi una cosa di lavoro per Lui che poi Lui userà con altre persone senza dire che l’ho fatta io. Io ho eseguito diligentemente, quando ho finito Lui ha preso quello che gli serviva e se n’è andato senza dire una parola. Non un grazie al momento, non un senso di gratitudine generale, soldi neanche a parlarne e così da anni, intanto il mio cv langue e il suo si ingrossa grazie ai miei servizi che Lui fuori si vende come propri. Se poi da quel che io faccio anonimamente e gratuitamente per Lui, Lui ricava dei soldi, io a quei soldi non posso accedere e non ho voce in capitolo, Lui ne fa quel che vuole quando vuole senza neanche mettermene al corrente e se io ho bisogno di qualcosa devo chiedergli “mi puoi dare 2 euro per comprare il pane?”.

Non gli ho detto che non mi ha neanche ringraziato, perché lui mi risponderebbe che faccio polemica, che mi piace litigare. Per me invece questo rimane un punto fondamentale e forse dovrei portare una rivoluzione nella mia vita e nella nostra famiglia trovando l’unica soluzione ormai possibile, non lavorare più gratis per lui e trovarmi un lavoro retribuito fuori dalla famiglia. Questo per me equivale ad una rivoluzione, quasi a porre fine alla nostra relazione (lo so che è patologico), ma forse è l’unica possibilità che ho.

Prima non me ne rendevo neanche conto, mi sembrava da parte sua una grande forma d’amore che mi concedesse di fare tutto per lui e che lui si servisse solo di me, poi con il passare del tempo mi sono accorta che è servito anche di altre persone, però le pagava, io sono l’unica persona di cui si serve professionalmente senza pagarmi, senza ringraziarmi e senza riconoscere in privato e in pubblico del mio supporto, anzi si rivende come farina del suo sacco il mio contributo.

lunedì 4 aprile 2011

Un'infinita tristezza

Un’infinita tristezza oggi si è impadronita di me, sono sola e mi sento sola a trascorrere le mie giornate, le mie settimane, i miei anni, la mia vita sola con dei figli da crescere sola, come se fossi single o divorziata, ma senza i benefici che questa condizione comporta. Quando Lui si allontana, come oggi, dalla città per lavoro mi ritrovo da sola come quando lavora in città, ma la sensazione che provo in modo sempre più definitivo è di essere stata lasciata da Lui o che Lui sia morto. La vita allora mi pare vuota e spaventosa e ormai, essendo passati molti anni da quando è entrato nel cammino della mia vita, ho anche la sensazione di aver sprecato la mia vita per averla dedicata a un impostore. A scrivere queste cose mi viene il magone, mi fa male la gola, vorrei piangere un pianto silenzioso che restituisca le possibilità perse, le strade chiuse per quell’unico sbaglio di avergli consentito quel giorno d tanti anni fa di unire la sua vita alla mia.

Oggi voglio segnalare “Spettatori e vittime: i minori e la violenza assistita in ambito domestico” il rapporto pubblicato da Save the Children in collaborazione con Cismai (Coordinamento italiano servizi contro il maltrattamento e abuso all’infanzia). Ne parla D la Repubblica n°735 del 26 marzo 2011 in un utile articolo a pagina 161 dal titolo “Papà oggi sei buono o cattivo?”.

La sfinge

Lui si comporta come gli pare e io devo interpretare il suo pensiero, le sue azioni, le sue volontà, senza che Lui parli per darmi delle spiegazioni. E se non sono brava ad interpretarlo e ad accontentarlo Lui me la fa pagare con azioni che mi infastidiscono e che mi fanno soffrire, tutte basate sulla privazione: mi priva del dialogo, mi priva della gentilezza, mi priva della sua vicinanza, mi priva del suo supporto come co-genitore. Mi priva di tutto quello a cui io tengo di più per potermi gestire a suo piacimento. Se farai la brava vedrai che meraviglioso amore sarò capace di darti! Questo sembrano dire i suoi comportamenti, un ricatto al quale ho creduto per anni e al quale per fortuna non credo più. L’amore non si elargisce a condizione che l’altro si comporti secondo il nostro volere, altrimenti lo priviamo dell’amore e lo trattiamo male. Io questi modi li considero un abuso e una violenza. Come punto di partenza ti tratto male, poi se fai quello che voglio io ti amerò, ma il traguardo si sposta sempre, ogni volta che stai per raggiungerlo.

Ti sei chiesta il perché?

Per due volte in questi giorni è capitato che i figli si addormentassero fuori dal letto. Una volta è capitato che io fossi mezzo addormentata sul divano e un figlio si è svegliato nel sonno, io ho chiesto a Lui di riportarlo a letto,
Lui  mi ha detto di no, allora il figlio si è messo nel letto e si è addormentato con me. All’una di notte mi sono svegliata, Lui aveva spento la tv e la luce ed era andato a dormire, così mi sono alzata e ho riportato il figlio nel suo letto prima di andare a dormire. Il giorno dopo,  mentre discutevamo, Lui a proposito di questo episodio mi ha detto “non ti sei chiesta perché mi sono comportato così?”, io gli ho risposto che se mi vuole dire qualcosa deve dirmela invece di riprendersela con i figli.

Circa due giorni dopo i figli si sono addormentati per terra mentre guardavano la tv, io ero uscita per prendere delle cose per la famiglia, lui li ha visti addormentati per terra, ha spento la tv e la luce e li ha lasciati lì. Chissà questa volta che cosa mi dovrei domandare. Per Lui però è molto comodo non accudire i figli con la scusa che io ho fatto qualcosa che a Lui non va.

sabato 2 aprile 2011

Una risata ci seppellirà

Ieri in una delle solite nostro furibonde litigate gli ho detto per la prima volta due cose:

La prima è che da quando sto con Lui, e sono tanti tanti anni, Lui non mi è stato mai vicino (non parlo di cose materiali, ma di cose emotive) e ogni volta che ho bisogno di Lui, Lui non c’è.

La seconda cosa è che, visto che a me non piace litigare e che con Lui non riesco a parlare se non litigando, allora preferisco non stare con Lui e non parlargli per stare in pace.

Lui, Lui si è fatto una risata.

Personaggio del giorno Folco Terzani.

Lui

Mi sono resa conto che dovrei cominciare a scrivere lui, quando parlo del mio compagno, con la lettera maiuscola: Lui. Per non complicare e confondere il discorso quando sto parlando di due o più persone al maschile. Mi sono spesso domandata se fosse il caso, visto che sembrerebbe che stia scrivendo di Dio, ma tutto sommato la cosa è anche divertente e appropriata, considerato che Lui si considera un Dio e a lungo è stato per me come Dio, ora è diventato un Dio al quale non credo più che mi ha tradito nel modo più profondo e più vasto possibile, un Dio dal quale non riesco in alcun modo a liberarmi. Meglio essere atei vero?

Sola in casa


Quando raramente mi capita di passare un po’ di tempo sola in casa di sabato pomeriggio, la cosa più bella che possa sognare di fare è mettermi davanti al televisore a guardare un film mentre mi strafogo, ma deve capitare un film bello da vedere dall’inizio alla fine e qualcosa da mangiare di veramente gustoso, praticamente difficilissimo, ma se capita… se capita direi che quello è un esempio di felicità.

Mio padre non mi riconosce

Da alcuni giorni sogno mio padre vestito come un signore e dico ai miei figli, guardate ecco mio nonno e invece è papà e quando mi avvicino lui non mi riconosce, ma è molto bello, curato nell’aspetto e ben vestito. Io rimango a guardarlo ammirata dalla sua bellezza e incredula che non mi riconosca.

Questo genere di sogni mi derivano dalla lettura di “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés che sto leggendo per la seconda volta. Lei ha sempre questo effetto su di me, le sue parole agiscono in modo potente sui miei sogni. Il sogno di papà signore che non mi riconosce è dovuto alla lettura della storia Barbablù, che è per me la più potente, ora sto leggendo Vassilissa, la seconda storia, vediamo che effetto avrà.

A tavola

Mentre mangiamo a tavola tutti insieme lui vuole che si faccia silenzio, lui siede dando le spalle al televisore che lui tiene accesa mettendo il telegiornale e sta seduto storto girandosi per guardare il televisore e dandoci le spalle. I figli hanno imparato che non si parla e anch’io preferisco ormai rifugiarmi in un rassicurante silenzio.

La furia di chi non sa

Ieri sera gli ho detto che siamo convocati a scuola per un colloquio e lui si è infuriato con me dicendomi che è mia la causa del fatto che lui non ha parlato con suo figlio. È andato nella zona notte chiudendo a chiave la porta che dà accesso alla zona notte, io avevo paura, temevo che svegliassi nostro figlio e temevo per quello che poteva fargli, ma per fortuna ho bussato alcune volte e dopo un po’ ha aperto è uscito e ho visto che non aveva svegliato nostro figlio che stava dormendo.

Un tranquillo weekend di paura

L’ultimo è stato una dei soliti tremendi week end che vivo da anni dentro la mia famiglia. Sabato è venuto a casa un amico di uno dei nostri figli. Quando capita così, lui si isola in un’altra stanza e trascorre lì tutto il tempo, visto che l’amichetto si è fermato a cena, lui si è cucinato la cena a parte e l’ha consumata isolato. È rimasto in quella stanza finché l’amichetto non è andato via.

La domenica uno dei nostri figli era stato messo in punizione dal padre, non ricordo neanche perché, la punizione consisteva nel non farlo partecipare ad un impegno sportivo (ottima idea non fargli fare attività fisica e farlo stare fermo dentro casa per un motivo che il figlio neanche capisce o ricorda). Come se lui non avesse proclamato la sentenza di punizione, come se niente fosse, è stato lui stesso ad accompagnare nostro figlio all’evento sportivo, naturalmente senza fermarsi a guardarlo.

Il sacro pranzo domenicale dai miei genitori si è svolto in totale serenità grazie al fatto che sia mio padre che lui non vi hanno partecipato. Lui ha accampato la scusa che dato che mio padre è arrabbiato con me e lui e non ci parla, considerato che lui non può fare finta di niente, considerato che lui è così stanco a causa dei suoi 1000 problemi, allora non andrà più a pranzare a casa dei miei.